giovedì, Aprile 18, 2024
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Di natura dolosa l’incendio che ha distrutto la riserva di Monte Cofano

Centinaia gli alberi carbonizzati all’alba di questa mattina quando, ancora, numerose sono le squadre dei vigili del fuoco impegnate ad operare, senza sosta, da ieri sera, quando, un incendio ha devastato il Monte Cofano e la riserva ad esso annessa.

Migliaia i cespugli che contribuivano a dare alla montagna un fascino unico ridotti in cenere, altri, ancora caldi e fumanti. Distribuiti per tutti i versanti del monte,  diversi i focolai che vedono schierati i pompieri, gli uomini della Forestale, i carabinieri di Custonaci e i mezzi a loro disposizione per spegnere i residui e bonificare l’ampia area coinvolta.

Le fiamme hanno avvolto i 659 metri della montagna che si affaccia sul golfo di Cornino, allargandosi fino al versante nordest sulla baia di Castelluzzo e Makari. E’ stata una chiamata arrivata poco prima delle 21, a segnalare le fiamme che iniziavano a correre veloce e, secondo i primi riscontri, scaturite da almeno quattro punti differenti.

Non ci sono dubbi, infatti, sulla natura dolosa dell’incendio che ha messo a repentaglio anche le stesse vite degli abitanti delle zone di Cornino, Macari e Castelluzzo, fortunatamente cavatasela con tanta paura. Eppure le allerte incendio diramate dalla protezione civile sulla zona del trapanese erano alte e rosse. Molti gli interrogativi sulle responsabilità, non solo sulla mano del duolo, ma anche su chi avrebbe dovuto vigilare e prevenire.

Nonostante tutto, la montagna ha continuato a regalare lo spettacolo a cui tutti siamo abituati guardandola, ma stavolta unico: infuocata e dolente, s’è riflessa sul mare facendolo rosso.

Oggi, lo spettacolo ha colori ben più scuri. I suoi fianchi si sono vestiti di grigio e nero e, dello straordinario patrimonio naturalistico della riserva non c’è traccia. La mano dell’uomo, ha distrutto la Riserva di Monte Cofano, sottoposta a vincolo per la presenza di una ricca macchia mediterranea, oggi completamente devastata dal fuoco. Dal Comune di Custonaci spiegano che il rogo è partito dalla Torre della tonnara, ma ha rapidamente raggiunto la cima della montagna divorandone ogni lato. Il sindaco Giuseppe Morfino parla di «ennesima azione criminale perpetrata ai danni del nostro patrimonio ambientale. Vedere bruciare la Riserva di Monte Cofano, suscita rabbia e forte indignazione. Per i cittadini di Custonaci e dell’intero territorio trapanese scempi di tale portata sono inaccettabili».

Dura la condanna che arriva anche dal sindaco di San Vito Lo Capo, Giuseppe Peraino: «Un incendio che ha sfregiato il patrimonio ambientale di due territori, quello di San Vito Lo Capo e di Custonaci. Un gesto vile che lascia profondamente  amareggiati. Un’azione criminale da condannare fermamente auspicando che il colpevole, o i colpevoli, venga individuato e punito. Rivolgo un appello ai cittadini e ai turisti affinché segnalino immediatamente agli organi preposti la presenza anche solo di piccoli focolai, per consentire interventi tempestivi impedendo che fatti gravi di questa portata possano ancora ripetersi con questa violenza distruttiva».

«Le foto di stanotte con Monte Cofano in fiamme fanno rabbrividire, ci deprimono e ci sconfortano profondamente. Le alte fiamme che hanno avvolto tutta la riserva naturale hanno trasformato la montagna a picco sul mare in un vulcano in eruzione, pronto ad esplodere». Ha dichiarato Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia. «Un altro, l’ennesimo, pezzo della nostra bellezza è andata in fumo. Chissà quanti anni ci vorranno per farlo rivivere – dice -Ma chi vuole tutto questo? Chi sono questi assassini di futuro? Chi continua a seminare odio per la nostra terra, per il nostro patrimonio naturalistico?» domanda Zanna e continua: «Sono queste violenze, questi assurdi atti voluti, pensati e realizzati da siciliani, che distruggono la nostra vita, le nostre
comunità, i nostri territori, la nostra storia. Non quei poveri disgraziati che arrivano con i barchini per fuggire dalla fame e dalle guerre – aggiunge –Siamo noi siciliani i colpevoli e i responsabili. Siamo noi che appicchiamo il fuoco. Lo sappiamo che sono pochi questi delinquenti, criminali, ladri di speranze, ma noi tutti non facciamo nulla per fermarli. Non basta più inasprire le pene per chi commette questi reati. È il nostro modo di pensare che deve cambiare»

I sentimenti dei cittadini, all’indomani della strage perpetrata alla natura, si alternano dalla rabbia verso chi continua, estate dopo estate a tradire, deturpare, massacrare la nostra terra restando impunito, al dispiacere di chi sta perdendo la natura, la montagna, all’ingignazione per chi rischia la propria incolumità, alla perdita del  senso di giustizia fino al dubitare sul chi dovrebbe proteggerci perchè da anni si combatte un male che non ha nè vincitori, nè vinti.

«Ancora una volta la Sicilia è stata massacrata con danni irreversibili in una delle zone più belle. Questo scempio non è più tollerabile». Sbotta il presidente di Coldiretti Sicilia Francesco Ferreri commentando l’incendio della Riserva di  Monte Cofano «Ogni anno si ripete lo sterminio di aree verdi che provoca danni irreversibili – aggiunge. Occorre avviare piani di prevenzione già dall’inverno, aumentando i controlli nelle aree sensibili. Se non si incentiva l’educazione ambientale tracceremo bilanci sempre più gravi»

Ma le domande che i siciliani si pongono oggi sono anche altre.

In Sicilia, restano ventiduemila operai forestali attivi, uno ogni diciassette ettari di bosco, che, dal 7 luglio scorso, dopo 30 anni, verranno assunti anche a tempo indeterminato. Tra determinati e indeterminati, comunque, secondo i numeri del Mippaf (Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali) stiamo parlando di 22.226 unità, cioè circa il 50% del totale registrato in tutta Italia, dove complessivamente gli operai forestali sono 47.313.

Numeri, quelli isolani, che dovrebbero far dormire serena la Sicilia, regione che, rispetto al resto d’Italia, dovrebbe essere supercontrollata ma che invece, anno dopo anno, vede le micce sfuggire al controllo di così tanti occhi impegnati a difendere il territorio anche, e soprattutto, in orari strategici (come quello di ieri sera)

Con l’aria che sa ancora di bruciato, in molti si chiedono cosa stessero facendo e dove fossero impegnati i forestali in trincea mentre i focolai iniziavano a prendere corpo e animare la montagna. In pochi minuti tornano in mente i disastri della Riserva dello Zingaro o quelli del Monte Erice, perchè la dinamica (meteo/prassi) è sempre uguale.

Oggi, dunque, le domande sono tante, e le risposte che si attendono, pure.

 

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