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Pizzolungo: una strage che non si dimentica. Il romanzo di Margherita Asta presentato a Roma con Pif

E’ stato presentato a Roma al teatro Piccolo Eliseo, per il 32esimo anniversario della strage di Pizzolungo, “Sola con te in un futuro aprile” (Fandango libri), un romanzo scritto da Margherita Asta e dalla giornalista Michela Gargiulo e pubblicato per la prima volta nel 2015. L’appuntamento, al quale ha partecipato anche il regista Pierfrancesco Diliberto, Pif, è stato organizzato da Libera in vista del 21 marzo, la Giornata per la memoria e l’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.

Alcune storie segnano il destino di vite e famiglie diverse e lasciano il segno all’interno di un Paese, per questo bisogna ricordarle: “perché dimenticare le vittime di mafia vuol dire ucciderle due volte”.
E’ il 2 aprile del 1985 quando a Pizzolungo un’autobomba fa saltare in aria la Volkswagen Scirocco di Barbara Rizzo, 31 anni, uccidendo lei ed i suoi gemellini, Salvatore e Giuseppe di 6 anni. I 50 kg di esplosivo dovevano servire per uccidere il magistrato Carlo Palermo e la sua scorta. Carlo Palermo, a Trapani da 40 giorni per sostituire un collega coraggioso e ucciso dalla mafia, Giangiacomo Ciaccio Montalto, stava indagando su mafia, droga e politica e si era trasferito Bonagia, da pochi giorni dopo aver lasciato la base militare dell’aeroporto di Birgi.

Il tragico destino fece inghiottire nella voragine che si aprì lungo la statale tre vite diverse rispetto a quelle che si erano prefissati gli attentatori, vite che viaggiavano verso un futuro troppo breve ma capace di fare da scudo alla vettura del giudice che in quell’attimo la stava sorpassando. Quella stragenon riuscì, però, a risucchiare l’anima della terza figlia di Barbara, Margherita Asta, che, in quell’occasione, non viaggiava a bordo dell’auto con la madre e i due fratellini.

La bambina (che all’epoca aveva appena 10 anni) infatti, quella mattina chiese di andare a scuola insieme alla vicina perché i fratellini facevano i capricci e rischiavano di farla tardare e il papà, Nunzio, andava a lavoro più tardi, perché ancora convalescente dopo un intervento al cuore.

La scelta di Margherita non prevedeva la distruzione della sua famiglia ma ha unito più di due destini: la vita del magistrato Carlo Palermo con quella di Nunzio Asta e la figlia Margherita che s’è sempre impegnata per lottare contro la mafia e non dimenticare. «Mi sono detta che ci doveva essere qualcuno a raccontare questa storia, per dire basta e agire di conseguenza”, spiega Margherita, che oggi è un’attivista di Libera. “La mia storia – aggiunge – dimostra come le mafie colpiscono tutti e anche che la mafia è un pezzo di un mix esplosivo, fatto anche di affari e politica corrotta, che ’forse’ ha portato alla morte di mia madre e dei miei fratelli. Dico forse perchè non c’è stata una verità giudiziaria».


Per anni ha incolpato il magistrato della morte della sua famiglia, ma poi quando nel 2006 ha avuto la forza di incontralo, assieme a don Luigi Ciotti a Trento ha dovuto ricredersi: «Pensavo di incontrare un magistrato, uomo forte, vidi un uomo provato, che aveva bisogno di sostegno. Quell’incontro ci ha uniti», racconta. «Gli esecutori materiali sono stati condannati in primo grado e poi assolti in appello e Cassazione. I vertici di Cosa nostra, Totò Riina, Vincenzo Virga, Nino Melodia e Balduccio Di Maggio, furono condannati come mandanti, ma per loro un ergastolo in più… è importante -conclude – per me e per Carlo Palermo continuare a chiedere verità per questa strage». Non sono mai stati rintracciati gli esecutori.
«Quando vado nelle scuole – ha detto Pif, regista de ’La mafia uccide solo d’estate’ – dico sempre ai ragazzini di pensare a Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rocco Chinnici non come miti, dei santi, ma come persone normali. Solo così possono pensare ’tutti possono essere Paolo Borsellino’».

“Sola con te in un futuro aprile” racconta il dramma di una bambina sopravvissuta, miracolosamente, ad una strage mafiosa. Ma lei, la mafia, la incontra per la prima volta al funerale della madre e dei suoi fratellini. “le pagine del mio libro, contengono un messaggio di speranza: la speranza che le cose possano cambiare, che sia possibile sconfiggere ‘le mafie’, e che il sacrificio di tutte le vittime non sia stato vano insomma”.

foto dal web

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