giovedì, Marzo 28, 2024
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Pescatori sequestrati: l’europarlamentare on. Tardino «imbarazzante ricevere consigli da Ministro libico su azioni a difesa di nostri cittadini! L’UE condanni Libia e contribuisca a liberazione pescatori europei!»

E’ di oggi, domenica 6 dicembre, l’intervista in esclusiva per il Giornale a firma di Fausto Biloslavo al Ministro della Difesa del Governo della Libia Salahuddin Al-Namroush venuto a Roma, lo scorso venerdì 4 dicembre, presso la sede dello Stato Maggiore dell’Esercito, ad incontrare il Ministro della Difesa italiano, Lorenzo Guerini per siglare l’“Accordo tecnico di cooperazione militare congiunta”, rinnovando così un’intesa del 2013.

Durante l’intervista Biloslavo pone naturalmente una domanda sui 18 marittimi sequestrati da 90 giorni a Bengasi dagli uomini di Haftar. L’accusa, per i 18 pescatori, otto italiani, sei tunisini, due filippini e due senegalesi (in carcere da oltre 90 giorni) è quella di aver sconfinato le acque territoriali libiche. Si tratterebbe di uno specchio di mare preteso come “Zona economica esclusiva” dalla Libia la quale ne determina i confini a 70 km dalle sue coste autonomamente, nonostante nessuna comunità internazionale abbia mai riconosciuto l’esistenza di questo diritto e per il quale sarebbe stata spesso multata dalla UE.

Il 1° settembre scorso, i 18 marinai erano salpati dal porto di Mazara del Vallo (Trapani), per una battuta di pesca di gambero rosso (di cui tra l’altro la città siciliana, la cui economia si basa sulla pesca, è nota praticamente in tutto il mondo) insieme ad altri pescherecci ma, sono stati intercettati da una motovedetta del generale Haftar (motovedetta, tra l’altro, di quelle che l’Italia ha regalato alla Libia non già per “cacciare” i pescatori italiani, e siciliani in particolar modo, ma per contrastare il fenomeno delle partenze clandestine.La motovedetta in questione sarebbe la 654, come mostrato un servizio mandato in onda da Le Iene QUI).

Sebbene i pescatori avessero lanciato l’allarme, dopo 5 ore, nessuno riuscirà ad intervenire. Della Vigilanza Pesca (Vi.Pe.), che dovrebbe essere garantita dal Ministero della Difesa per assicurare il libero esercizio dell’attività di pesca dai pescherecci nazionali, in acque internazionali (QUI), nemmeno l’ombra.

Due dei nove pescherecci salpati da Mazara del Vallo, vengono catturati. Diciotto onesti lavoratori, si trasformeranno così in prigionieri su acque non meglio definite e verranno sequestrati, insieme ai due pescherecci Antartide e Medinea, frutto di innumerevoli sacrifici di famiglia, fino al porto di Bengasi, per essere poi trasferiti in prigione dove si trovano tutt’ora reclusi, da oltre 90 giorni.

In Italia, i familiari dei pescatori, per oltre 55 giorni si sono letteralmente trasferiti a Montecitorio al fine di sollecitare un intervento che permettesse di sbloccare qualcosa. Di Maio, il nostro ministro degli affari Esteri, che la settimana prima era stato proprio in Libia, ha cercato di rassicurare con un «state tranquilli». Ma la paura di vedere i propri cari far la fine dei Marò era, ed è, una costante insieme a tutte le ansie del caso.

Dopo un primo contatto telefonico i pescatori parlarono di essere stati accusati di “possesso di droga”. Haftar cercava di calcare la mano soprattutto perché voleva che venissero liberati i suoi 4 scafisti libici condannati a 30 anni per traffico di migranti.

I quattro, arrestati e successivamente condannati dalla Corte d’assise di Catania e poi dalla Corte d’appello, con l’accusa di avere fatto parte del gruppo di scafisti responsabili della cosiddetta “Strage di Ferragosto” in cui morirono 49 migranti che viaggiavano a bordo di un barcone, sono ritenuti in patria dei semplici calciatori in cerca di fortuna e sarebbero al centro del braccio di ferro Italia-Libia per la liberazione dei 18 marittimi. Nel frattempo, infatti, si viene a conoscenza di un Trattato internazionale con la Libia sottoscritto dal ministero della Giustizia italiano Bonafede, in cui si fa preciso riferimento al tema di “Trasferimento di detenuti tra l’Italia e la Libia” su cui però nessuno si sbottona.

A cercare di definire i contorni di questa vicenda, ci ha provato  l’europarlamentare siciliana leghista Annalisa Tardino la quale, relativamente alla questione della territorialità delle acque, il mese scorso ha formalizzato una richiesta all’UE.

Onorevole, il mese scorso ha formalmente avanzato una richiesta di aiuto a Bruxelles, in merito alla vicenda dei marittimi sequestrati a Bengasi sulla presunta violazione dell’autoproclamata zona di pesca protetta ma, l’UE l’ha rigettata. Di fatto Josep Borrel, rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, se n’è lavato le mani dicendo, in soldoni, che dovevamo vedercela a casa nostra. Secondo le normative vigenti e in quanto appartenenti alla UE, è realmente così?

«No, non è cosi, e la risposta di Borrell ci ha lasciati senza parole, sia nel merito che per il poco interesse mostrato nei confronti di una situazione indecorosa, liquidata con poche righe.

In realtà, guardando ai Trattati, ci sono molteplici articoli che si riferiscono alle competenze dirette dell’Alto rappresentante, e la vicenda potrebbe rientrare tra essi, in primis perché sono coinvolti cittadini europei. E ciò è confermato dal fatto che in passato, per situazioni analoghe, sono stati attivati vari canali diplomatici in casi di detenzione di cittadini in Paesi extra-UE.

L’UE dovrebbe, quindi, condannare il comportamento libico, cosi come abbiamo richiesto, o quantomeno potrebbe esortare le autorità libiche a rispettare lo Stato di diritto e i diritti umani, ponendo fine ad una detenzione arbitraria come questa. Considerato, poi, che il Servizio esterno UE ha sede dappertutto, e con dubbia utilità, incluso una delegazione in Libia, ci saremmo aspettati che per una volta potesse approfittarne per giustificare la sua esistenza, visto che la sua attività è pagata con i soldi dei contribuenti, italiani inclusi».

Venerdì scorso in occasione dell’incontro tra il Ministro della Difesa italiano, Lorenzo Guerini ed il Ministro della Difesa del Governo di Accordo Nazionale della Libia Salahuddin Al-Namroush, svoltosi a Roma presso la sede dello Stato Maggiore dell’Esercito, Fausto Biloslavo ha intervistato, in esclusiva per il Giornale il capo della difesa di Tripoli. Durante l’esclusiva ha chiesto anche dei pescatori e di quale strategia poter adottare per liberarli. A questa domanda è stata suggerita la Francia come ancora di salvezza nella misura in cui «Il vostro ministro degli Esteri mi ha chiesto come possiamo aiutarvi. Ho risposto che fate parte dell’Unione europea e dovreste chiedere alla Francia. Jean-Yves Le Drian (ministro degli Esteri francese nda) ha buoni rapporti con Haftar. Può intervenire favorevolmente in questa vicenda»

«Trovo imbarazzante per il nostro Governo che un ministro libico si permetta di consigliare ad un ministro italiano le azioni da intraprendere per difendere i propri cittadini, e con che consigli! La verità è che, purtroppo, l’evanescenza e l’irrilevanza di questo Governo sono oramai conclamate, anche all’estero, e dispiace che l’Italia, che per decenni ha goduto di grande rispetto internazionale, debba ora essere trattata alla stregua di un paese di serie B, del tutto ininfluente perché incapace di tutelare i propri interessi nazionali».

Ma davvero Di Maio non riesce a cavarne un ragno dal buco? E soprattutto, la Francia che fa parte dell’UE quanto l’Italia, davvero non sa nulla della vicenda dei pescatori che, sulle pagine dei giornali, ha fatto il giro del mondo? Quale prezzo c’è da pagare per poter riavere a casa i pescatori ora che sullo scenario i Paesi coinvolti sono diventati Italia-Libia-Turchia-Francia?

«La Libia, purtroppo, rappresenta l’ennesimo esempio della fallimentare politica estera di questo Governo, che ha fatto crollare la credibilità dell’Italia al di fuori dei propri confini e si conferma ogni giorno incapace di difendere gli interessi del nostro Paese sui tavoli che contano. Luigi Di Maio appare più interessato alle questioni interne al M5s e alla maggioranza di Governo a Roma che a svolgere il suo ruolo di Ministro degli Esteri. La sua presenza in un ruolo così delicato non aiuta, a maggior ragione nei confronti della Francia, visto che fino a non troppo tempo fa si faceva fotografare con alcuni esponenti dei gilet gialli. Non credo possa essere un interlocutore privilegiato presso il ministero degli Esteri francese. In aggiunta, Il Mediterraneo viene lasciato in balia della Turchia, e tra i quattro paesi che lei menziona siamo al momento quello che ha il potere negoziale minore, e lo vediamo su tutta una serie di dossier.

Cosa c’è dietro a questa vicenda che non riesce a far tornare a casa, dopo 3 mesi, pescatori onesti?

Credo un misto delle cose che ho citato, in primis l’incompetenza del nostro Governo, insieme ad una serie di mancanze da parte dell’Europa, che preferisce fare da spettatore in una partita in cui la Turchia ha assunto un ruolo sempre più dominante. Ma ciò che mi dispiace di più è la mancanza di decisione da parte del Governo. Come forse saprà, ieri tutte le marinerie di Italia, grazie alla forte volontà della Lega e dell’On. Lorenzo Viviani, hanno manifestato la propria vicinanza ai pescatori e alle loro famiglie (QUI), chiedendo ancora una volta un intervento deciso del Governo. E sa a cosa abbiamo assistito? 

Al silenzio del Presidente Conte e del ministro Di Maio, che non solo non ha espresso una sola parola, ma oggi addirittura posta sulla sua pagina Facebook la foto di un gatto intrufolatosi mentre incontrava il Primo ministro algerino, insomma una priorità del suo operato, dopo essere andato in TV ad addossare la responsabilità di quanto accaduto agli stessi pescatori che, a dire suo, sarebbero entrati in acque sconsigliate, quando invece erano acque internazionali.

Direi che questa gestione del nostro Paese si commenta, tristemente, da sola, e non vediamo l’ora che possa calare il sipario su questo Governo.

 

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