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Levanzo: “Solarium la serie”. Per il Tribunale di Trapani il Solarium è regolare, avanti con i lavori

Le serie che siamo abituati a vedere, ma anche a criticare (pur non avendone i titoli), sono quelle che raccontano le storie dei nostri territori e che, a partire dal male (purtroppo), hanno dato però una rivalutazione di quello che, col tempo, siamo diventati. Una narrazione culturale non solo del prodotto che viene proposto ma, anche, alla crescita di un popolo che è passato dal silenzio dei sottomessi all’evoluzione della denuncia fatta, addirittura, a “mezzo” social network dove, la faccia, è la prima cosa che ci metti. Davvero “tanta roba”. Anno 2023. Fine pandemia decretata pure negli ospedali. Levanzo. La più piccola delle isole delle Egadi. Esattamente, per intenderci, tre km di superfice calpestabile dove, ad un certo punto, 810 mq, nel 2020 sono stati autorizzati dalla Regione Sicilia, la Sovrintendenza, il Genio Civile e la Capitaneria di Porto per far sorgere un solarium sugli scogli tanto che ora, maggio 2023, i lavori per “incapsulare”, come si fa con una protesi dentaria, gli scogli erano iniziati.

Cominciati ma bloccati perché, le viti, i bulloni ed il ferro, per attecchire sulla base rocciosa, devono forarla nonostante il progetto “solarium” al servizio dell’ex pensione dei Fenici, ristrutturata dalla ditta MAnufatti CEmentizi TRapanesi — il cui amministratore unico è l’ex deputato, Giuseppe “Peppone” Maurici –ne prevedesse la mobilità. Questo è il racconto della prima puntata. La seconda narra che, dopo l’insurrezione della popolazione isolana (e non dicessero più che i siciliani sono omertosi nonostante di strada da fare ce n’è sempre per tutti), ad un certo punto si sono accorti che l’autorizzazione accordata a “Peppone” Maurici, Forza Italia prima, Grande Sud di Micciché poi, e imprenditore edile adesso, fosse viziata. E mentre tutti ormai avevano spostato l’attenzione sul rischio che quello scheletro di ferro potesse restare ad albergare lì, tra le rocce di Levanzo «Se si emettono gli atti dovuti il rischio non c’è».

Aveva detto il capo del compartimento marittimo della Capitaneria di Trapani, Guglielmo Cassone, aggiungendo che:« Al netto del contenzioso con l’impresa edile che potrebbe partire, nel momento stesso in cui la Regione emetterà il provvedimento di sgombero, la Capitaneria chiederà alla procura il dissequestro della piattaforma per smantellamento».

La Terza puntata di questa serie ha previsto un “coup de théâtre”: il gip del tribunale di Trapani, giudice dottoressa Caterina Brignone, infatti, ha disposto la revoca del sequestro e non certo per il suo smantellamento. Il provvedimento del Gip dà atto dell’assenza di irregolarità sia nella fase di richiesta sia nella fase di rilascio della concessione demaniale.

Con il titolo “non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”, l’avvocato Salvatore Longo, legale di Maurici, ha depositato una serie di documenti mancanti, che né la Capitaneria che ha sequestrato la struttura, né il Comune di Favignana pare possedessero: «Tra questi atti — spiega l’avvocato Longo— il parere favorevole del Genio civile di Trapani che prevedeva la sottostruttura in acciaio e l’ancoraggio al terreno tramite pilastri di acciaio e ancorante chimico».

«In questa storia c’è un’ipocrisia di fondo nel redigere i pareri tecnici e concedere le autorizzazioni» commenta il sindaco delle Egadi Forgione «L’autorizzazione della Soprintendenza prevedeva una struttura temporanea in legno. Io penso che qualunque tecnico, che ne capisca qualcosa, non avrebbe mai potuto autorizzare una piattaforma di 800 metri quadri sollevata a strapiombo sugli scogli senza pensare di fissarla in qualche modo. Come si regge? ».

Ed effettivamente l’avvocato di Maurici ricorda che «Tra i materiali da utilizzare figuravano l’acciaio per carpenteria, chiodi e bulloni, connettori a piolo e legno di costruzione» E aggiunge: «i pilastri andavano collegati al terreno, costituito da rocce calcaree, mediante piastre in acciaio e le piastre collegate mediante barre filettate e bulloni, ancorate alla roccia con ancorante chimico». La terza puntata di questa serie narra del famosissimo “cane che si morde la coda”, esemplare che, per fortuna, non è un fenomeno tutto siciliano come quel famoso “Gattopardo” ma è, tipicamente italiano come lo “scarica barile”. «La ditta ha inoltre presentato il documento di screening che esclude il verificarsi di effetti significativi negativi dell’opera in oggetto — ossia della piattaforma con struttura portante in ferro e pavimentazione in legno di abete — sui siti di Natura 2000», ha aggiunto Longo rassicurando ambientalisti e cittadini che hanno chiamato il progetto del suo assistito “mostro”.

Assistito che, conclusa questa fase di “misunderstanding burocratico”, precisa: «quello che oggi si vede è la parte strutturale, ad oggi semplicemente avviata, non definita in tutte le sue parti, che viene realizzata secondo la previsione progettuale condivisa da Genio Civile e Comune di Favignana. – Non c’è stata e non ci sarà – sottolinea ancora Maurici -alcun deturpamento dell’ambiente, per dirlo in maniera chiara, nessuna cementificazione, la struttura sarà legata alla scogliera avviene attraverso l’uso di un particolare ancoraggio chimico anche per facilitare poi la fase di smontaggio, trattandosi di un impianto di solarium che funzionerà solo per il periodo estivo. L’opera realizzanda verrà coperta interamente in legno di abete, gli elementi portanti in acciaio non saranno visibili eliminando, in radice, ogni presunto impatto visivo. Tale aspetto è stato, comunque, oggetto di approfondimento da parte della Soprintendenza di Trapani che ha anche rilevato come il bene, di natura precaria e transitoria, è perfettamente compatibile con la tutela del vincolo paesistico che insiste sull’isola di Levanzo».

Poi, aggiunge Maurici, «già nella memoria difensiva si è evidenziato al Gip che non si tratta di un intervento edilizio a sfregio delle bellezze naturali e paesaggistiche, semmai – prosgeue Maurici titolare della ditta Macetra – quello in corso è un intervento di risanamento ambientale. A molti purtroppo pare essere sfuggita visivamente quella sorta di discarica che per tempo ha occupato questa parte della scogliera di Levanzo. Il solarium è un’opera che si colloca nel più ampio progetto di recupero di un complesso immobiliare abbandonato da anni (la ex Pensione dei Fenici, già di proprietà della Provincia regionale di Trapani), lasciata all’incuria ed incapace di costituire una risorsa per l’Isola di Levanzo che, proprio del turismo e dell’accoglienza, fa i principali momenti di crescita economica. Complessivamente si tratta di un modello strutturale e costruttivo già utilizzato ampiamente a Levanzo e nelle altre isole dell’arcipelago, se non ancora in altri luoghi turistici del nostro Paese, ove tali insediamenti sono collocati in aree demaniali. E chiosa Maurici , a me dispiace per tutta questa vicenda e, dispiace pure per gli abitanti di Levanzo e per questo tentativo di farci mettere in contrapposizione con le Istituzioni e con gli enti».

«Si è trattato – conclude l’avvocato Salvatore Longo in relazione al sequestro eseguito dalla Capitaneria ed oggi revocato – più di un processo alle intenzioni, – verosimilmente cedendo alla piazza che grida crucifige! – che di un’iniziativa volta a prevenire la reiterazione di condotte presuntivamente punibili, ma che in effetti non appaiono suscettibili di rilievo penale»

Per gli appassionati della “serie”, la puntata successiva, inizia con un sopralluogo, stavolta nel solarium di Favignana, con la Capitaneria che ha chiesto chiarimenti…

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