martedì, Maggio 14, 2024
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L’Amministrazione Comunale di Trapani impugna il DPCM del 26 aprile 2020

Dalle parole, ai fatti.

La proposta è del Sindaco, Giacomo Tranchida e dall’Assessore agli Affari Legali, Dario Safina, che, con deliberazione di giunta del 27 aprile, hanno dato incarico, per l’Amministrazione Comunale di Trapani,  all’Ufficio legale dell’Ente, di impugnare il DPCM del 26 aprile 2020, con il quale, tra l’altro, all’art.1 viene prorogata la chiusura delle attività commerciali, artigianali e dei servizi, la cui ripresa è fissata in alcuni casi il 18 maggio e altri il primo giugno.

Chi conosce la legge ci informa sul fatto che un Dpcm è una decisione del Presidente del Consiglio che può attenere a fatti esclusivamente amministrativi, fatti che non travolgano competenze di Governo e  Regioni e che non possono elaborare norme penali.

«La scelta d’impugnare il DPCM del 26 aprile 2020 – precisa l’Assessore Safina in una nota– parte da due presupposti importanti, il primo attiene alla constatazione che nelle ultime settimane, in Sicilia ed in Provincia di Trapani, si registra una diminuzione sensibile della diffusione del virus e l’assenza di una pressione sul nostro sistema sanitario, ovviamente ciò grazie alla compostezza dei cittadini e l’abnegazione del personale sanitario; il secondo attiene alla grave situazione economica in cui si trovano gli imprenditori dei settori interessati che costituiscono la fonte principale di sostentamento nonché il motore dell’economia trapanese.

Il ricorso non rappresenta un insensato “libera tutti” ma la possibilità per le nostre attività imprenditoriali di riavviare i motori, al fine di consentire alle tante famiglie trapanesi di ritornare alla dignità del lavoro senza abbandonare il rispetto delle norme di sicurezza e della prudenza, che sono state individuate dai competenti organismi».

 

Il Sindaco, Giacomo Tranchida, ribadisce quanto già affermato nella nota del 27 aprile indirizzata al Governo nazionale e regionale in cui si chiedono interventi precisi per il settore turistico trapanese esplicitando la necessità urgente di riapertura delle attività nello slogan #LavoroéSalute, chiarendo – inoltre – come per la Sicilia, la Provincia di Trapani e la Città capoluogo non si possono assumere gli stessi provvedimenti destinati al nord Italia e, in particolare, alla Lombardia o al Piemonte a cui rinnoviamo vicinanza nella battaglia contro il Covid19. Le scelte governative devono contemplare misure adeguate alla reale situazione, non è apprezzabile la scelta di chi tratta tutti nella stessa maniera, quando la situazione è totalmente diversa.

 

Con il ricorso contro il provvedimento che definisce proprio misure urgenti di contenimento del contagio sull’intero territorio nazionale si vuole proprio che il Governo prenda atto della situazione “del contagio” in cui versano le diverse realtà regionali e agisca nel rispetto di una comunità che spesso vive il disagio dell’isolamento “fisico” e “sociale” dell’Isola spesso dimenticata affidando ai Sindaci la responsabilità di tutelare – come fin qui fatto – sulla salute non solo fisica dei propri cittadini e imprenditori. L’uguaglianza del resto è trattare in maniera diversa situazioni diverse e in modo eguale situazioni uguali.

E se Palazzo D’Alì tiene questa linea, Palazzo d’Orleans la sostiene. Nello Musumeci, infatti le ha certo mandate a dire al Presidente del Consiglio. All’indomani della diretta di Palazzo Chigi, già tuonavano le sue perplessità sulle partenze a doppia mandata e ipotizzando un piano differenziato per regioni sia per numero di contagi, sia per tipologie d’industria. La Sicilia, infatti, registra un numero di contagi nettamente inferiore rispetto alle regioni del nord, con la quale comunque continua ad essere solidale e vicina. L’industria, invece, vede il turismo, da sempre motore portante dell’isola, bloccato da virus e dpcm. Uno stop dei comparti di commercio e artigianato manderebbero in completo disastro l’economia dell’isola e delle famiglie siciliane. Per questo l’assessore regionale alle Attività produttive, Mimmo Turano, su indicazione del presidente Musumeci, ha sentito in videoconferenza le associazioni di categoria dell’industria, del commercio e dell’artigianato.

«il nuovo Dpcm è stato per tutti una doccia fredda, in particolare per le categorie produttive siciliane che non saranno in grado di resistere a un prolungamento del lockdown. La situazione è insostenibile – spiega Turano – ho chiesto alle associazioni in tempi strettissimi un documento che indichi non solo le criticità del Dpcm ma anche dei percorsi possibili di ripartenza ispirati al principio della gradualità e del recepimento delle fondamentali misure di sicurezza e di distanziamento sociale»

Il documento sollecitato dall’assessore alle Attività produttive sarà consegnato al presidente della Regione che sta lavorando a una missiva da inviare al premier per consentire il riavvio di alcune attività in considerazione del minor numero di contagi.

In queste ore intanto, il Decreto è stato contestato da molte parti politiche, ritenendolo incostituzionale e illegittimo. I suoi sostenitori ne difendono però l’integrità e l”agilità’, “per cui può essere cambiato anche a distanza di 24 ore” ritenendolo strumento adatto ai repentini cambi di scenario dovuti all’epidemia. 

 

 

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