venerdì, Maggio 17, 2024
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L’emergenza Covid-19 fa soffrire le aziende vitivinicole trapanesi

Un fatturato connesso ad alberghi, agriturismi, bar, ristoranti ed enoteche che, al momento, restano chiusi fino al 1° giugno. Così la crisi bussa anche alla porta di molte aziende vitivinicole e quelle trapanesi, non sono immuni. E’ il caso della Fazio Wines, chiusa dall’inizio della crisi con «tutti i dipendenti in cassa integrazione» ci dice Fazio. «Riapriremo parzialmente da martedì e continueremo con questo ritmo fino a maggio, poi si spera di ripartire». Un duro colpo per chi con «l’HO.RE.CA. copre il 70% del fatturato ma, in questi mesi, non è stata emessa nessuna fattura. Molte piccole imprese e molti ristoranti probabilmente non riapriranno e questo– conclude Fazio -, oltre a dispiacere, avrà un’ulteriore ripercussione sul nostro settore».

A Valderice è Francesca Adragna a raccontarci di una campagna vendite sospesa. «L’unico punto di distribuzione, in città, è bloccato per l’emergenza covid-19 anche se il lavoro sui campi si è continuato a svolgere tranquillamente». Mettendo a budget, nella voce “uscite”, le spese necessarie per il mantenimento dei terreni delle Tenute Adragna «Esattamente, ci sono solo spese perché, al momento, tutti gli ordini sono stati annullati e con i ristoranti chiusi, abbiamo un ritardo sulla distribuzione». Il B&B resta chiuso e quest’anno non avete nemmeno partecipato al Vinitaly «No, andiamo a Verona ogni 3 anni e per fortuna, quest’anno non era in preventivo»

Il sig. Guido di Genova da Paceco ci racconta come il Baglio Ingardia, gestito dalla moglie e dai figli, nonostante tutto, deve andare avanti perché «anche se gli ordini sono stati annullati ed il commercio è fermo da marzo, la natura non può aspettare la fase 2 – dice di Genova-. Le potature, le lavorazioni del terreno vanno fatte». La gestione dell’azienda, per la produzione di vino ed olio, prevedono una spesa che, seppur fissa, senza un’entrata da mesi, è comunque impegnativa. «Alcuni creditori devono saldare delle fatture emesse prima dell’emergenza, ma nessuno di noi pensa di andare a sollecitarle dopo quanto vissuto in questi mesi. Insomma cerchiamo di essere solidali e umani» ci dice sinceramente il sig. Guido «l’export è bloccato e sul web vendi pochissimo» – e poi rispetto al Governo aggiunge – «Se ne sono usciti con 600 euro…cosa ce ne facciamo con seicento euro?! Non ho fatto nemmeno richiesta dei 25.000 euro perché già dai moduli da compilare, era un disastro. Persone che ne hanno fatto richiesta, stanno ancora aspettando. L’importante – per il sig di Genova- è ripartire al più presto, magari lentamente, ma con fiducia».

Della stessa idea Assoenologi che, all’indomani delle comunicazioni di Conte in merito alla fase 2, ha scritto una lettera al presidente del Consiglio, chiedendo di “aprire una nuova riflessione” così da agevolare il ritorno alla piena attività della ristorazione, tenendo conto delle misure anti contagio. A sollecitare una riapertura delle HO.RE.CA è anche Confagricoltura «La notizia della riapertura delle attività ristorative al 1° giugno è un altro duro colpo per il nostro settore. Oggi più che mai il canale Ho.Re.Ca è di vitale importanza per le aziende vitivinicole, che hanno già perso irreversibilmente almeno il 30% delle vendite con danni permanenti. Per questo occorre farlo ripartire il prima possibile, pur nel pieno rispetto di tutte le misure di sicurezza e di distanziamento. Altrimenti per molte imprese del canale HoReCa e cantine italiane non ci sarà alcuna fase due».

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