martedì, Maggio 14, 2024
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Uno “Scrigno” esplosivo: Arrestati i boss di C.Mare, Asaro, e di Paceco, Salerno. Indagati l’ex deputato regionale Ruggirello ed il sindaco di Paceco, Scarcella.

Sembra più uno “Vaso di Pandora” quello aperto con l’operazione “Scrigno” portata a termine nel marzo 2019 con 25 braccialetti ai polsi di politici, imprenditori, massoni, capo mandamenti di cosa nostra e mafiosi a più livelli della provincia trapanese.

Uno “Scrigno”, il cui processo è in corso ma che continua a estrapolare “perle”. Come quelle che oggi, martedì 7 luglio 2020, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Trapani, hanno portato alla luce dando esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Palermo su richiesta della locale Procura della Repubblica – DDA – e arrestando due esponenti al vertice delle famiglie mafiose di Castellamare del Golfo e Paceco. Si tratta del “vecchio boss” Mariano Asaro e il capo mafia di Paceco, Carmelo Salerno. L’accusa, per entrambi, è di associazione di tipo mafioso.

«In molti degli incontri riservati», si legge in una nota, il boss Mariano Asaro «è stato sorpreso ad esternare tutto il suo astio nei confronti del vertice della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo, Francesco Domingo, nonché dei collaboratori di giustizia e in particolare nei confronti di quelli che lo avevano accusato dell’omicidio del pubblico ministero di Trapani, Giangiacomo Ciaccio Montalto, fatta eccezione per il collaboratore Francesco Giuseppe Milazzo, il quale per stessa ammissione di Asaro, lo aveva ’salvato’ dichiarando la sua estraneità a quell’omicidio».

Mariano Asaro

Mariano Asaro, boss di Castellammare del Golfo e odontotecnico, uscito dal carcere dopo una lunga detenzione nel giugno del 2018, voleva aprire uno studio dentistico. «Era sua intenzione, che poi effettivamente mise in atto, costituire una società, da intestare fittiziamente alla cognata Occhipinti Maria Vincenza, raggiunta dalla misura cautelare dell’obbligo di dimora, per la gestione di un ambulatorio di odontoiatria da aprire a Paceco.- continuano gli inquirenti- In questo progetto Asaro era coadiuvato fattivamente anche da un’altra indagata, Amato Maria, raggiunta da misura cautelare dell’obbligo di dimora, moglie del pregiudicato mafioso Coppola Rocco Antonino, già condannato in via definitiva per associazione di tipo mafioso dalla Corte d’Appello di Palermo per aver predisposto quanto necessario per l’organizzazione di incontri con vari latitanti tra cui Matteo Messina Denaro e Vincenzo Sinacori». Ma non è tutto.

«L’Amato, in qualità di collaboratrice di uno studio notarile, predisponeva la documentazione e gli atti per la costituzione della società di capitali voluta da Asaro, detto “il dentista”. Mentre il Coppola presentava ad Asaro il medico compiacente, Lucido Vito, raggiunto da misura inderdittiva di sospensione dall’esercizio dell’attività di medico per un anno». Inoltre «Asaro poteva contare ancora su due figure molto importanti. Il capo mafia di Paceco, Carmelo Salerno, anch’egli arrestato, e l’ex deputato regionale Paolo Ruggirello, oggi ai domiciliari, al quale i Carabinieri hanno notificato l’informazione di garanzia e per il quale «Non sussistono esigenze cautelari»

Ruggirello, arrestato nel marzo 2010 nell’ambito di un’inchiesta antimafia della Dda di Palermo, “era stato un duro colpo” per il boss mafioso Mariano Asaro, il quale «aveva perso preziosi alleati per il suo progetto» scrive il gip di Palermo Claudia Rosini nella ordinanza «In particolare, Ruggirello, citato espressamente in un dialogo con un parente che gli chiedeva ’… e voi come fate con la ’cassa mutua”?. .. Asaro affermava in risposta: «.. Ehh … ora vediamo perché a questo lo hanno arrestato perché ci stava cummattennu (si stava occupando ndr) di tutte cose .. . tutte cose questo Ruggirello…» 

L’ex deputato regionale siciliano, infatti: « veniva incaricato, in seguito ad incontri riservati che Asaro riusciva ad organizzare grazie proprio al Salerno, di attivarsi con i vertici dell’ASP affinché l’ambulatorio di odontoiatria fosse convenzionato con il servizio sanitario».

Carmelo Salerno

Insomma un sistema ben congegnato che, come osserva il Gip nell’ordinanza di custodia cautelare, aveva permesso ad Asaro «di potere contare, in qualsiasi momento, sui suoi qualificati contatti, derivanti dall’appartenenza a Cosa nostra per avviare ogni attività fonte di guadagno, sì da penetrare massivamente e con straordinaria speditezza ed efficacia nel tessuto economico del contesto territoriale di riferimento».

Ed effettivamente in questo progetto imprenditoriale ciascuno aveva un ruolo preciso che portò avanti con piena consapevolezza e volontà: «la cognata Occhipinti diede la propria disponibilità, in quanto soggetto incensurato, ad intestarsi fittiziamente la società, il dottore Lucido accettò di comparire quale direttore sanitario, svolgendo il contributo essenziale all’ottenimento delle autorizzazioni sanitarie ed al convenzionamento con la mutua, la Amato, moglie di Rocco Coppola, in quanto impiegata presso uno studio notarile, doveva provvedere a reperire e predisporre la documentazione necessaria e l’atto costitutivo della società, cosa che fece con solerzia- dicono gli investigatori – Salerno doveva provvedere ad aiutare l’indagato in ogni fase del progetto, dal reperimento dell’immobile a quello del medico, poi reperito invece da Coppola e ad ottenere il contributo del politico Paolo Ruggirello, per attivare l’iter burocratico all’ ASP ed ottenere così le autorizzazioni necessarie e l’essenziale convenzionamento con la mutua, cosa che l’ex deputato regionale fece prospettando in un primo tempo che l’interessato allo studio era un suo “cugino”.»

La storia dell’appartenente a cosa nostra di Asaro inizia già prima degli anni 80, è affiliato alla famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo, all’interno della quale rivestiva una posizione apicale e in passato era autorizzato dai vertici, in particolare da Vincenzo Virga, ad avere rapporti con personaggi mediorentali fornitori di esplosivi. Fu anche a lungo latitante ed inserito nella lista dei trenta latitanti più pericolosi fino all’arresto nel 1997. Il suo nome, insieme a quello di altri esponenti di cosa nostra, fra i quali Agate Mariano e L’Ala Natale, fa parte dell’elenco degli iscritti alla loggia massonica coperta “Iside 2” scoperta nel 1986 all’interno del circolo Scontrino. Accusato, ma poi prosciolto, dei fatti di sangue tra i più gravi della storia mafiosa della provincia di Trapani, veniva poi condannato più volte in via definitiva per associazione mafiosa, detenzione di armi ed estorsione.

Nel frattempo i Carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Trapani, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, hanno perquisito l’abitazione e l’ufficio del sindaco del comune di Paceco, Giuseppe Scarcella. Al primo cittadino del comune del Trapanese, eletto nel 2018 con una lista civica, è stato notificato un avviso di garanzia per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. I magistrati della Dda guidata da Francesco Lo Voi – l’aggiunto Paolo Guido e il sostituto Gianluca De Leo – hanno anche contestualmente inviato un invito per “rendere interrogatorio”.

Don Mariano!”. Così il sindaco di Paceco, Giuseppe Scarcella, si rivolgeva con rispetto al boss storico del territorio trapanese, Mariano Asaro. «Ruggirello non era il solo esponente politico in rapporti con l’indagato (il boss Mariano Asaro, ndr), che contava, grazie alla sua caratura di tipo mafioso, anche sulle buone relazioni con il sindaco di Paceco, Giuseppe Scarcella, che lo riceveva il 28 febbraio 2019» – Si legge nelle 44 pagine di ordinanza emessa dal gip di Palermo, Claudia Rosini, su richiesta della Dda di Palermo.

Un incontro per fornirgli rassicurazioni sul rilascio di un certificato di agibilità o abitabilità in favore del suocero Vito Occhipinti a Dattilo (frazione di Paceco). E nella stessa ordinanza, il gip annota un altro incontro, l’8 aprile 2019, in cui il sindaco in segno di rispetto, significativamente lo chiamava: “Don Mariano”, come il personaggio del Giorno della civetta di Leonardo Sciascia. E dopo averlo rassicurato su quella pratica, veniva informato della prossima apertura da parte dell’indagato di uno studio medico. « … un’altra cosa … lì chi è che se ne occupa … perchè noi altri praticamente stiamo aprendo lo studio qui a Paceco. .. lo Studio dentistico … dove c’era il Museo del Contadino via Calatafimi il SUAP manda qui per conoscenza.. appena arriva qui… a me interessa che mi danno la SCIA subito per cominciare a tramezzare altrimenti mi perdo di casa».

E Scarcella – oggi indagato per concorso esterno in associazione mafiosa ed è stato convocato per un interrogatorio dai pm della Dda di Palermo – non si tirava certo indietro. Si legge sempre nell’ordinanza: « … va bene va bene poi troviamo … si muove bene … Carlo è uno dei migliori … comunque da parte nostra quando arriva …».

Il boss, dal canto suo, non faceva mistero della sua vicinanza con il sindaco di Paceco. Il 12 gennaio 2019 parlando di alcuni aspetti tecnici sull’agibilità di un immobile, diceva: « … non c’è problema al Comune!… il Sindaco, il Sindaco è ’dattularo’ (originario di Dattilo
frazione del Comune di Paceco ndr.) … arrivo li’ – diceva Asaro – e gli dico al Sindaco: “com ’è no? E allora facci la variante!».

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