mercoledì, Maggio 15, 2024
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Sicilia: I lavoratori del Serraino Vulpitta da 24 mesi senza stipendio: «pagateci!»

Due anni, senza stipendio. Ventiquattro i mesi senza un euro, senza un solo bonifico sul conto dopo essere rimasti in 6 a portare avanti quel che resta della baracca, ormai fatiscente, dell’ex Ipab, chiuso il 20 gennaio 2019, da Marco Fiorella, uno dei tanti commissari spediti dalla Regione nel corso degli anni, rispettando le istruzioni del Governo siciliano.

Una chiusura comunicata il 17 gennaio e affidata ad una lettera nella quale il commissario spiegava, in maniera succinta, i motivi della chiusura ovviamente dovuti alla: «grave situazione economicagestionale che di fatto ne ha paralizzato ogni iniziativa ed impedito l’esercizio della gestione ordinaria», l’Ipab «non riesce più a perseguire i propri fini assistenziali istituzionali. Accertata, dunque, l’impossibilità di procedere ulteriormente in una gestione d’amministrazione approssimativa ed in pressoché stato di dissesto finanziario, l’Opera Pia ha determinato di non continuare oltre l’esercizio della propria attività istituzionale e, per l’effetto, di chiudere la storica Casa di riposo che concluderà il proprio ultimo giorno di servizio il 20 gennaio».

In questo modo, il personale e gli ospiti, apprendevano della chiusura della storica sede dell’Istituto geriatrico Pia Opera Rosa Serraino Vulpitta. Notizia che non lasciò nemmeno il tempo di preparare i bagagli ai 32 anziani ospitati nel centro i quali vennero smistati nel circondario della provincia in soli tre giorni.

E mentre i familiari degli anziani con difficoltà anche economiche, aggiungevano a queste pure quelle logistiche di dover andare a trovare i parenti ora distribuiti, su disposizione del Comune di Trapani , in comuni come Vita piuttosto che Santa Ninfa o Alcamo, il personale restava nella struttura degli anni venti, dal valore di 4,5 milioni di euro, vuota e piena di debiti con l’angoscia di rimanere senza lavoro.

In arretrato, allora erano nove i mesi di stipendio da ricevere, ma si stringevano i denti pensando, paradossalmente, a mantenere più il posto all’interno di una struttura ormai fantasma, piuttosto che a reclamare i propri diritti.

Le proprietà dell’Ipab, intanto, furono vendute all’asta per pagare parte di altri debiti accumulati strada facendo, nonostante incassasse circa 400 mila euro l’anno. E da tavolo tecnico a tavolo tecnico, di cui Comune di Trapani e la Regione Sicilia fanno parte, il tempo è passato silente mettendo tutto, per quanto possibile, nel cassetto dell’oblio. Anche i dipendenti e i loro stipendi che oggi, quelli arretrati, sono diventati 24. Così il cassetto s’è riaperto e sono saltati fuori i mesi dal giugno 2018 fino ad oggi, più loro, i lavoratori, stipati lì dentro muti e con le tasche vuote.

Un’altra storia che si aggiunge, in meno di un mese, a quella dei lavoratori della Soes (le strisce blu del comune di Erice), (QUI) e a quella dei lavoratori della Coop Badia Grande (QUI) che come loro, hanno protestato affinchè gli venissero riconosciuti i diritti del lavoro. Storie, quelle scritte in questa parte di Sicilia, che non sembrano avere il sapore dell’eccezione, ma della regola.

Se da una parte le persone oneste continuano, con dignità, a portare avanti il lavoro senza percepire un euro per messi, che nel frattempo maturano il “bonus” di anni, dall’altra parte viene da chiedersi: come si può pensare di poter andare avanti senza “benzina”? senza poter comprare il pane, la pasta o una semplice caramella da dieci centesimi che ti chiede tua figlia. Come poter pagare le bollette di luce e gas? Assicurazioni di auto, mutuo della casa. E lasciamo perdere l’imprevisto per evitare altra acqua sul bagnato.

Oltre alla “benedetta” famiglia che fa da paracadute e salva, viene da pensare alla probabile attivazione di un finanziamento per andare avanti ma, anche questo dev’essere saldato. E cosa succede se, per varie ragioni, non si riuscisse a restituire quei soldi (12 mesi dopo per esempio)? E gli interessi? Nulla di strano per le eventuali carte di credito bloccate in banca e, chissà quante chiamate dal recupero credito. Ma la domanda è: chi è davvero il cattivo pagatore da tempestare e ossessionare? Da non fare dormire la notte, a cui far mancare il terreno da sotto i piedi?

Il loro rappresentante sindacale Nicola Del Serro chiede con urgenza il pagamento degli stipendi. I lavoratori chiedono di essere assorbiti dal Comune, non necessariamente a tempo pieno.

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